La Regione Emilia Romagna pubblica i protocolli Infermieristici per il 118

La questione sugli algoritmi infermieristici avanzati, lo ricordiamo, era nata a Ottobre del 2015 dopo le polemiche innescate dall’articolo pubblicato su Quotidiano Sanità del 29 Ottobre scorso, nel quale si evidenziava che gli Ordini dei Medici di Bologna, Modena, Ravenna e Piacenza, “avrebbero presentato esposti alla Procura e aperto procedimenti disciplinari nei confronti di alcuni medici per aver redatto procedure e istruzioni operative che regolano l’intervento di infermieri sulle ambulanze del 118″. All’articolo sono seguiti gli interventi dei Collegi IPASVI della Regione Emilia Romagna, della Federazione Nazionale Collegi, dell’Aniarti (Associazione Nazionale Infermieri di Area Critica) e della Simeu (Società Italiana Medicina Emergenza e Urgenza) a sostegno e a tutela dell’operato degli Infermieri impegnati nel Sistema dell’Emergenza 118.

La Regione Emilia Romagna pubblica i protocolli Infermieristici per il 118

Ad oggi la Regione Emilia Romagna interviene sulla questione dei protocolli infermieristici nel 118 con una delibera che definisce gli indirizzi generali ai quali le linee guida dovranno ispirarsi.

Gli infermieri dell’Emilia Romagna potranno essere impiegati, sulla base di procedure di intervento valide su tutto il territorio regionale, su funzioni sanitarie “avanzate” nel campo dei servizi di emergenza-urgenza sanitaria. Con protocolli estremamente dettagliati, senza invasioni di campo rispetto alle competenze dei medici, ai quali spetterà l’ultima parola nel caso in cui si presentassero interventi complessi o con margini di dubbio.

La Giunta regionale, si legge sul sito della Regione, scende in campo sulla vicenda relativa all’impiego degli infermieri su “funzioni avanzate” nell’ambito degli interventi di emergenza-urgenza, cioè sostanzialmente quelli che vengono attivati chiamando il 118. E lo fa adottando una delibera nella quale si decide di istituire, nel merito, linee guida valide su tutto il territorio regionale.

Già in altre Regioni l’intervento degli infermieri in emergenza è reso possibile grazie a precisi protocolli. Dal 2009 questo ad esempio avviene in Lombardia dove gli algoritmi infermieristici toccano alcune situazioni di reale urgenza ipotizzabili nei contesti di emergenza territoriale: eventi cardiovascolari, metabolici, neurologici, traumatici, infantili, e sono la sintesi della letteratura scientifica allo stato dell’arte, riferendosi a linee guida e raccomandazioni delle società scientifiche internazionali di riferimento per le diverse patologie. Posto che tutti gli infermieri del soccorso sono tenuti alla conoscenza di tali linee guida, in quanto ispiratirici degli stessi protocolli di intervento per i mezzi medicalizzati del cui equipaggio essi fanno parte e tutti sono tenuti ad essere in grado di erogare quelle prestazioni riferite ad interventi di soccorso avanzato per quanto di propria competenza, l’infermiere del mezzo di soccorso infermieristico viene abilitato a livello personale, in maniera dipendente dalla formazione conseguita e dal grado di competenza acquisito, all’applicazione delle procedure e delle prestazioni, come specificato nel proprio certificato di abilitazione personale, divenendo così titolare del soccorso e responsabile dell’equipe che con esso collabora. La certificazione ha scadenza temporale e necessita pertanto di rinnovo periodico.

Gli infermieri si relazionano esclusivamente con il medico di centrale che riconoscono come unica autorità competente in ordine alla gestione degli interventi di soccorso. Non ricevono alcuna prescrizione da nessun altro medico, anche sulla scena, se non approvata dal medico di centrale.

Le responsabilità risultano così suddivise:

  • Direttore del servizio: approvazione del progetto e dei protocolli operativi
  • Medico di centrale: gestione globale del soccorso; autorizzazione delle fasi dei protocolli che la prevedono
  • Infermiere: valutazione dell’evento e del paziente; applicazione dei protocolli e delle disposizioni del m.d.c.

Cosa prevede la delibera dell’Emilia Romagna

Con la delibera approvata, la Regione definisce gli indirizzi generali ai quali le linee guida dovranno ispirarsi. Tra questi, la necessaria coerenza con le migliori pratiche nazionali e internazionali, con un impegno forte sul versante della formazione del personale medico e infermieristico.

Dal punto di vista operativo, sarà salvaguardata l’autonomia organizzativa per i dirigenti dei servizi di emergenza e dovranno essere definite procedure per l’intervento degli infermieri estremamente dettagliate, per evitare loro ogni valutazione discrezionale: ogni situazione che si presentasse complessa o con margini di incertezza, dovrà essere affidata alla valutazione di un medico.

Del resto, una ricognizione nel campo delle azioni che vengono adottate nei casi di emergenza-urgenza – condotta lo scorso anno – ha dimostrato che già oggi nelle diverse Aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna è operativo un insieme di procedure che vengono applicate dal personale infermieristico.

Si va dallo screening pre-ricovero dei sintomi, per accelerare i tempi della diagnosi che poi farà il medico, alla somministrazione di farmaci salvavita in alcuni casi predefiniti, quali l’abuso di oppiacei o casi acuti di sofferenza cardiaca. Inoltre, gli infermieri possono già essere impiegati per manovre salvavita in emergenza, ad esempio in caso di arresto cardiaco. Anche la somministrazione di antidolorifici è già praticata, nei casi in cui la persona soccorsa abbia dolori forti, in modo tale da evitare danni secondari e migliorare la fase precedente il ricovero in ospedale.

La decisione della Regione, in ultima analisi, è improntata alla necessità di fare chiarezza sul piano del “chi fa, chi fa che cosa“, in un ambito naturalmente di estrema delicatezza.

Con una consapevolezza – scrive la Regione sul proprio sito – :

La professione degli infermieri è oggi molto cambiata. Gli infermieri non sono più figure professionali ausiliarie rispetto ai medici, ma professionisti dotati di autonomia, con proprie e specifiche competenze. E tutto questo deve essere valorizzato – sostiene la Regione con il provvedimento oggi adottato – anche sulla scorta di altre esperienze in campo internazionale, che hanno dimostrato l’importanza dell’intervento dell’infermiere per aumentare le possibilità di vita dei pazienti.

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