Presentata al Parlamento dal ministero della Salute la Relazione annuale sulla legge 194/78. che conferma anche per il 2011 e 2012 il trend degli anni precedenti. La questione dell’obiezione di coscienza. Una diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza secondo tutti gli indicatori: non lascia dubbi sull’andamento delle IVG, la Relazione annuale sull’attuazione della legge 194/78 che il Ministro della Salute ha trasmesso al Parlamento venerdì 13 settembre.
Nella Relazione sono contenuti i dati definitivi del 2011 e quelli preliminari del 2013. Secondo questi ultimi, nel 2012, appunto, sono state effettuate 105.968 interruzioni volontarie di gravidanza, con una diminuzione del 4,9% rispetto al dato definitivo del 2011 (111.415 casi) e del 54,9% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’IVG (234.801). Il tasso di abortività nel 2012 è risultato di 7,8 per 1.000 donne tra 15 e 49 anni, con un calo dell’1,8% rispetto al 2011 (8,0 per 1.000) e del 54,7% rispetto al 1982 (17,2 per 1.000). Il valore italiano, fa notare il ministero, è tra i più bassi di quelli dei paesi industrializzati. Dal 1983 il tasso di abortività è diminuito in tutti i gruppi di età e soprattutto in quelli centrali. Tra le minorenni, in particolare, nel 2011 è risultato pari a 4,5 per 1.000 (stesso valore del 2010), con livelli più elevati nell’Italia settentrionale e centrale. Come negli anni precedenti, si conferma il minore ricorso all’aborto tra le giovani in Italia rispetto agli altri Paesi dell’Europa occidentale, così come minore è la percentuale di aborti ripetuti e di quelli dopo novanta giorni di gravidanza. Rimane ancora alto il ricorso all’IVG da parte delle donne straniere: un terzo delle interruzioni totali è a carico loro, con un andamento in crescita negli anni, ma che sembra cominciare a invertire la tendenza. Quanto all’obiezione di coscienza il ministero sostiene che questa abbia riguardato «un’elevata percentuale di ginecologi fin dall’inizio dell’applicazione» della legge, con un aumento del 17,3% in trenta anni, a fronte di un dimezzamento delle IVG nello stesso periodo». Secondo il ministero «i numeri complessivi del personale non obiettore appaiono congrui» al numero complessivo degli interventi di IVG ed «eventuali difficoltà» sarebbero da imputare a «una distribuzione inadeguata del personale fra le strutture sanitarie all’interno di ciascuna regione». Perciò il ministero ha avviato un monitoraggio in collaborazione con le Regioni a livello di singole strutture ospedaliere e consultori «per verificare meglio le criticità e vigilare, attraverso le regioni, affinché vi sia una piena applicazione della legge su tutto il territorio nazionale», garantendo nel contempo sia il diritto all’obiezione di coscienza dei singoli operatori sanitari sia «il pieno accesso ai percorsi di IVG, come previsto dalla legge, per le donne che scelgano di farvi ricorso».
via www.ipasvi.it