Dopo la bufera di Capodanno sui presunti assenteisti del pubblico impiego (vigili urbani e autisti Metro a Roma, i netturbini a Napoli), le polemiche rilanciano il piano del governo per l’aggiornamento del sistema dei controlli sulle assenze per malattia nella Pubblica Amministrazione. Verifiche oggi affidate alle ASL, ma che presto potrebbe passare all’INPS. L’istituto è pronto, assicurano fonti interne: «Per i controlli nell’ambito del pubblico impiego il sistema delle ASL ha a bilancio 70 milioni, noi siamo pronti a farlo alla metà del costo». Risparmio garantito, grazie «ad un sistema di data mining e all’archivio dei certificati online di cui l’Istituto ha la gestione».
Norme omogenee tra pubblico e privato
In tempi di spending review, la posta in gioco fa evidentemente gola all’istituto nazionale di previdenza. Ma poter “scippare” le visite fiscali alla Sanità pubblica che potrebbe avvenire nell’ambito del ddl Madia di riforma della Pubblica amministrazione, spiega la fonte interna, «occorre una modifica anche delle altre regole, per omogeneizzare il sistema di controlli nel pubblico e nel privato», dando spazio al know how INPS che già oggi si occupa delle assenze nel settore privato. L’adozione di un sistema di “data mining” (letteralmente estrazione di informazioni da una banca dati) permette di ottenere la scelta dei soggetti da sottoporre a visita di controllo attraverso un “sistema informatico esperto”, che garantisce oggettività, conservazione e riproducibilità delle azioni effettuate.
«Tempi maturi» per la scelta di un controllore unico
«I tempi sembrano ormai maturi – si legge nella relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva «sull’organizzazione dell’attività dei medici che svolgono gli accertamenti sanitari per verificare lo stato di salute del dipendente assente per malattia» – per l’individuazione di un solo soggetto cui affidare lo svolgimento della funzione di controllo in merito alle assenze per motivi di salute, da individuarsi necessariamente nell’INPS. Tale scelta richiede alcune modifiche della normativa vigente che andranno meglio precisate con appositi atti».
Budget mirato delle amministrazioni in caso di maggiori controlli
Il costo del servizio reso dall’INPS nel settore del pubblico impiego «potrebbe trovare risposta nelle cifre già ora stanziate per il medesimo scopo. Si potrebbe valutare un budget annuo complessivo e tale da coprire una quota predefinita di visite di controllo per la Pa, lasciando ad ogni amministrazione la possibilità di integrare tale quota ove risultasse necessario procedere ad un numero maggiore di controlli», prosegue il documento della Camera. «Tale ipotesi consentirebbe di evitare che ragioni di risparmio immediato con conseguente riduzione del numero dei controlli lasci trasparire l’idea di un rallentamento della lotta all’assenteismo», conclude il documento.
Il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti propone anche un’altra strategia per combattere l’assenteismo abusivo e il ricorso a medici compiacenti: la cosiddetta “franchigia retributiva”. Si tratterebbe di ridurre la retribuzione al dipendente nei primi giorni di assenza breve per malattia, compensandola con un aumento del salario medio, per via del risparmio che ne deriva per l’impresa. In questo modo si disincentiverebbe il ricorso facile alla malattia, anche per un banale raffreddore.
Sono circa 6 milioni all’anno i certificati di malattia presentati con una prognosi inferiore ai tre giorni che vengono firmati dai medici di famiglia su richiesta dei lavoratori pubblici e privati. È questa la fotografia scattata dal centro studi della Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale. “È un dato di fatto che la spesa per malattia nella pubblica amministrazione sia fuori controllo: solo nel 2013, il numero complessivo dei certificati di malattia è aumentato del 9% nel pubblico impiego mentre è rimasto praticamente invariato nel settore privato”.