La dichiaro Dottore in Infermieristica

Chiedereste mai ad un medico di andare in farmacia a comprarvi le medicine? Direste mai ad un avvocato di farvi delle fotocopie di un libro solo perché ha la stampante nel suo studio? Chiedereste mai ad un architetto di darvi una mano a spostare i mobili di casa vostra? Direste mai al vostro commercialista di fare la spesa al posto vostro perché è bravo con i numeri?

No. Perché non rientra nelle loro competenze. Bene. Perché non rientra nelle loro competenze? Perché vengono considerate figure intellettuali e non operaie; in funzione del fatto che hanno conseguito un titolo accademico. Hanno una Laurea. Bene. Forse molti di voi non sono a conoscenza del percorso storico della figura infermieristica e del perché oggi sia necessario conseguire un titolo accademico, quale appunto la Laurea, per svolgere tale professione. Molti di voi forse non sanno che l’infermiere fa parte di un Ordine professionale, proprio come il medico, l’avvocato, ect.. L’infermiere grazie al suo percorso universitario, rispetto al recente passato, acquisisce delle conoscenze di natura scientifica capaci di fornire risorse fondamentali per l’evoluzione dell’assistenza alla persona, alle famiglie e alla comunità. L’infermiere laureato oggi è un educatore sanitario a tutti gli effetti, capace di offrire informazioni utili, nonché prestazioni (di natura intellettuale) dando all’utente dove vi è una compromissione o un rischio della compromissione del proprio stato di salute, gli strumenti necessari per individuare, valutare e sopperire alle mancanze evidenti e non, necessarie all’individuo che vede alterato il proprio stato di salute. Proprio come fa un avvocato quando spiega i propri diritti e doveri ad un cittadino che ne chiede la consulenza per questioni legali o come fa un commercialista che spiega i procedimenti per avviare una società aziendale ad una persona che ne richiede la consulenza o come un ingegnere spiega il proprio progetto di un edificio ad una persona che gli chiede una consulenza. L’infermiere, anch’esso laureato, è una figura intellettuale. Come molti di voi sanno invece, l’infermiere è quella persona che trovate negli ospedali e alla quale chiedete di abbassare lo schienale del letto, aggiustare i cuscini, alzare/abbassare la tapparella, accendere/spegnere la luce, accompagnarvi in bagno, cambiare il pannolone e vuotare il pappagallo. Sarete, dunque, d’accordo con me nel pensare che per esplicare queste funzioni non era necessario frequentare un corso di Laurea. Dove sta l’errore? Qual è il passaggio mancante? La risposta c’è, esiste. Si chiama Operatore Socio Sanitario. Figura di rilievo all’interno di una struttura sanitaria, soprattutto quando l’infermiere, considerato oggi dalla legge un professionista intellettuale è impegnato a individuare il percorso assistenziale del paziente nella sua totalità, in maniera olistica. L’infermiere non si occupa solo della gamba rotta, ma della persona che ha la gamba rotta, di tutto quello che ne concerne e ne consegue. È importante avere una figura di supporto, che si occupi delle questioni “pratiche”, mentre l’infermerie è impegnato a valutare il percorso del malato nel pre e post acuzie, fornendo a sua volta validacollaborazione ai medici che non sono sempre presenti a valutare segni e sintomi fondamentali per una buona diagnosi e conseguente percorso terapeutico. ‘Utilizzare’, oggi, l’infermiere solo come un factotum qualunque è, a parer mio, un grande spreco di risorsa umana. Pretendete di più da noi professionisti della sanità. Ponete su di noi fiducia. Fateci fare il lavoro per cui abbiamo studiato e per cui paghiamo le tasse, le assicurazioni e per cui siamo tenuti alla formazione continua (Educazione Continua in Medicina). Ma soprattutto non scambiateci per i camerieri che la mattina vengono a rifarvi il letto. Sì, è vero pur di tenerci stretto un lavoro oggi, ci va bene anche fare i letti, ma trattateci con dignità e rispetto.

Irene Muscia

via www.irenuscia.wordpress.com

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