Via dall’Italia, da infermiere sottostimato a specialista ben pagato a Londra

Scrivo da Londra, città in cui mi sono trasferito dal 2007. Ho letto recentemente degli articoli su un giovane chirurgo italiano originario del Veneto, come me, che sta conseguendo un grande successo professionale, diventando primario in Inghilterra. Ebbene, tali opportunità di riconoscimento e crescita professionale che offrono altri paesi coinvolge proprio tutti i campi lavorativi. Proprio perché ho letto quella storia sul giovane primario italiano a Londra vorrei raccontarvi la mia e spero vi faccia riflettere.

Ho lavorato per circa 5 anni presso il pronto soccorso di Castelfranco Veneto (Treviso) come infermiere. Non molto gratificato dal riconoscimento sociale ed economico della mia professione in Italia decisi di trasferirmi all’estero. Durante un weekend esplorativo a Londra trovai lavoro nell’arco di 12 ore presso un’agenzia freelance per infermieri e mi trasferii nell’Ottobre 2007. Dopo aver esercitato in diversi pronto soccorso della capitale, ebbi l’opportunità di essere assunto permanentemente in un servizio di dermatologia. A quel punto la meritocrazia ha dimostrato di funzionare (al contrario dell’Italia), infatti dopo poco tempo il mio interesse per la specialità e le mie qualità furono molto apprezzate dal dipartimento che volle finanziare dei corsi per abilitarmi ad effettuare chirurgia dermatologica. Da allora ad oggi, sono diventato il coordinatore del personale infermieristico del mio servizio e dopo vari corsi universitari sono stato promosso a “Clinical Nurse Specialist” (Specialista Clinico Infermiere: una sorta di infermiere che può svolgere attività ad alto profilo); effettuo settimanalmente sedute di chirurgia dermatologica (biopsie, rimozione di nei e tumori della pelle) e faccio training ai medici specializzandi. Il mio lavoro è completamente indipendente, ho appena terminato un master (finanziato dall’ospedale) che mi permette di prescrivere farmaci come un medico, effettuo il monitoraggio di terapie sistemiche ad alto rischio di tossicità e, tra le altre attività, ho effettuato un corso al Royal Society of Medicine per somministrare il botulino e sto progettando di aprire una piccola attività di medicina estetica (a proposito, qui la partita IVA me la sono aperta con una telefonata di 5 minuti). Devo dire che anche qui a volte la gente è incredula quando spiego la mia attività lavorativa: a volte mi scambiano per una sorta di “chirurgo plastico”, quando invece qui in UK gli infermieri hanno semplicemente la possibilità di scalare diversi livelli di carriera e competenza con un riconoscimento economico che all’apice può raggiungere sei mila euro netti mensili. Mi dispiace dirlo, ma purtroppo in Italia la parola “infermiere” è ancora vista con molti stereotipi, la professione è sottostimata a ruolo subordinante e non ci sono spiragli di crescita professionale. Eppure la nostra formazione e le nostre qualità fanno eccellenza all’estero.

Alberto

via www.gazzettino.it

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